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Dopo Genova, nel mirino del Governo 156 concessionari: sotto esame caselli, dighe e le strade di AnasVenticinque concessionari di autostrade più circa 130 di dighe e impianti idroelettrici, oltre ad Anas per le strade di sua competenza. È questa la galassia di enti e società sotto osservazione da parte del governo dopo il disastro di Genova, quelli che entro il 1° settembre dovranno inviare al ministero delle Infrastrutture i report su conservazione e manutenzione delle opere. Alla fine, a parte alcune eccezioni, si è deciso di escludere i comuni e le province, nonostante queste ultime gestiscano quasi la metà dei 60mila ponti e viadotti italiani. Troppo complesso lo screening per amministrazioni impoverite negli anni di risorse e personale. Le scuse di Autostrade, che prepara 500 milioni per Genova. Di Maio: «Elemosina». Salvini: «Minimo sindacale» Il punto di partenza è chiaro: rivedere l’intero sistema delle concessioni di infrastrutture autostradali, idriche ed elettriche «per evitare lo sbilanciamento a favore dei concessionari». Il punto di arrivo è più incerto, e dipenderà dalla fattibilità della nazionalizzazione (cara soprattutto al M5S) più volte ipotizzata in questi giorni. Si andrà avanti per step, quasi per cerchi concentrici. Sotto i riflettori c’è innanzitutto Autostrade, sulla quale pende la procedura di decadenza della concessione avviata formalmente dal ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli. |
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