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In data 03/09/2016 20:25:20 a pubblicato
Raffaella Chiarello
Raffaella Chiarello

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gli occhi di una donna sterile o infertile

Cara Beatrice Lorenzin, dimmi, li hai mai visti gli occhi di una donna sterile o infertile?
Voglio raccontarti un po' di questi occhi, quelli preoccupati di un marchingegno che ad un certo punto s'inceppa.
I primi si chiamano ovaio policistico. Sono quelli che si spengono nell'aspettare un ciclo che non torna mai e non contano più i giorni che passano, i peli che spuntano e le forze che perdono. Sono gli occhi delle donne che non hanno più una loro ciclicità, che perdono la bussola.
Altri si chiamano PID, e te lo spiego, sono quelle malattie infiammatorie pelviche che potrebbero rendere sterili: molte di queste si sviluppano da una banale infezione. Potrei raccontarti quante preghiere ho visto a occhi chiusi, tra un antibiotico e l'altro, quanti "forse", quanti "speriamo", quanti "ma magari... chissà".
Altri occhi sono quelli della chirurgia demolitiva. Occhi senza occhiali, e il mondo diventa già una nebbia diffusa. Donne nude, senza bracciali, smalto o collane o orecchini, indossano un camice blu con nient'altro sotto, se non le proprie paure. E aspettano. E quando vengono a prenderle, gli strappano via tutto dalla pancia, tutto ciò che anatomicamente le rende donne, ciò che ad un certo punto è impazzito e le ha tradite, quegli organi che sarebbero stati i contenitori della loro sfuggita maternità, ora sono chiusi in barattoli pronti ad essere analizzati.
Altri, più infidi, si chiamano sterilità inspiegata. Sono gli occhi delle donne che iniziano a fare esami su esami, che timidamente accavallano le gambe davanti alla scrivania di un medico di procreazione medicalmente assistita. Sono gli occhi delle donne che si sentono sbagliate, inutili. E non trovano un perché alla loro inutilità.
Già la parola, "sterile", è odiosa. Sa di freddo, muto. Non racconta nulla.
Tutti questi occhi, mi creda, in realtà raccontano un sacco di cose. Li asciugo, ascolto e consolo quotidianamente.
Tutti questi occhi succedono in un reparto che é anche di maternità, e quando si sente qualche grido in lontananza e vai da loro per la terapia, poi ti chiedono, con un sorriso bellissimo: "È nato un bambino? Come si chiama?"
E ti si cava il cuore dal petto.
...Perché è vero che la prima cosa da dire é che viviamo in uno Stato di merda, dove anche chi gode di salute riproduttiva non ha le capacità economiche per esercitarla, ma c'è gente, invece, che proprio non ce l'ha, la "fertility", e baratterebbe pure la luna per sentire un calcetto sotto lo stomaco.
E tu, ministro, proclamando quel tuo giorno ridicolo e istituzionalizzando una decisione delicata, intima, personale, in tutti quegli occhi ci hai semplicemente sputato.

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  1. Manuela Quercioli commentata il 04/09/2016 07:04:06:

    https://www.facebook.com/manuela.quercioli.3/posts/10210197551441009

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