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In data 21/09/2016 19:43:28 a pubblicato
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Grecia paralizzata dallo sciopero contro i tagli alle pensioni


 La Grecia è paralizzata dallo sciopero generale convocato dai maggiori sindacati del settore pubblico e privato contro la riforma delle pensioni proposta dal governo di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Oggi lavoratori dipendenti, liberi professionisti, agricoltori e pensionati hanno manifestato nel centro di Atene, per poi puntare sul Parlamento a piazza Syntagma. Molte categorie protestano per l'aumento dei contributi ipotizzato dal governo che unito ad aumenti delle tasse - dicono i sindacati - finirà per prelevare il 75-80% del reddito di queste categorie, già stremati da cinque anni di sacrifici di austerità.

Oggi sono dunque fermi i trasporti pubblici urbani ed extraurbani, mentre sono in agitazione anche gli aderenti al sindacato dei Professionisti, artigiani e commercianti (Gsevee), ed ha aderito alla protesta anche la Confederazione del Commercio e dell'Impresa (Esee). In piazza scenderanno anche avvocati, notai, giornalisti, camionisti, benzinai, medici e farmacisti. Gli addetti al trasporto marittimo scioperano invece per 48 ore, fino a sabato mattina.

Saranno fermi i treni, mentre autobus e metropolitana funzioneranno in maniera ridotta. Fermi anche i servizi di taxi e i traghetti, spiega il sito del quotidiano To Vima. Diversi voli della compagnia aerea Olympic Air sono stati cancellati e l’aeroporto di Atene appare un deserto. Negli ospedali sono garantiti solo gli interventi di emergenza.

La riforma delle pensioni prevede la riduzione del tetto massimo da 2.700 a 2.300 euro e porta la minima a 384 euro mensili con 15 anni di contribuzione. Le pensioni dovrebbero essere tagliate di un altro 15%, pari a l’1% di Pil di risparmi, cioè 1,8 miliardi di euro all’anno. Tsipras è tra l’incudine e il martello: il paese dice no ai nuovi tagli alla spesa pubblica mentre il governo di sinistra ha cercato di aumentare i contributi per i nuovi assunti ma la troika si è opposta a questo tentativo di scaricare sulle nuove generazioni il costo delle riforme. Inoltre c’è la crisi dei migranti dove Bruxelles ha chiesto ad Atene di blindare le frontiere con la Turchia e di far funzionare gli hotspot per il riconoscimento dei migranti. Chi non dovesse provenire da stati in guerra e quindi non avere lo status di rifugiati dovrebbero essere rispediti nei paesi di provenienza. Altrimenti Bruxelles minaccia di chiudere la frontiere con la Macedonia e i profughi resterebbero chiusi in Grecia dove la Ue minaccia di costruire un campo profughi da 400mila persone ad Atene.

Il ministro dell’immigrazione greca Mouzalas ha parlato di fronte a questa ipotesi di una Grecia “trasformata in un cimitero di anime” e praticamente espulsa da Schegen nei fatti. Un’altra ipotesi potrebbe essere che i migranti, vedendo chiusa la frontiere macedone, potrebbero decidere di dirigersi verso l’Italia dalla costa adriatica.

Atene resta ancora l’anello debole di una nuova crisi dei migranti che si collega a quella del debito non ancora risolta.

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