Quando
sono
nati
i
nostri
cognomi?
La
risposta
è
molto
difficile.
Prima
di
tutto
perché
il
concetto
di
cognome,
cioè
di
nome
di
famiglia
tramandato
di
generazioni
in
generazione,
è
un
concetto
complesso,
che
ha
subito
modificazioni
nel
tempo.
Nell'Alto
Medioevo,
cioè
nei
secoli
prima
del
1000,
le
persone
erano
in
gran
parte
identificate
da
un
solo
nome.
Tale
nome
poteva
cambiare
nel
corso
della
vita,
in
relazione
a
particolari
avvenimenti,
conversioni
religiose,
ingressi
in
abbazie
e
monasteri
o
per
autonoma
scelta.
Inoltre,
non
c'è
bisogno
di
sottolineare
che
la
nostra
conoscenza
dell'onomastica
del
passato
è
legata
esclusivamente
a
documenti
scritti.
Tali
documenti,
per
lo
più
in
latino,
rappresentavano
atti
notarili
di
compravendita,
eredità,
spartizioni
di
terreni
e
di
beni,
documenti
parrocchiali
relativi
alla
nascita
e
alla
morte
delle
persone,
oppure
giuramenti
di
fedeltà
o
censimenti
di
popolazione.
Questo
significa
che
noi
possiamo
conoscere
come
notai
o
parroci
o
autorità
civili
denominavano
ufficialmente
i
cittadini,
ma
non
come
questi
fossero
chiamati
nella
vita
di
tutti
i
giorni.
La
differenza
è
sostanziale.
Tra
qualche
secolo,
leggendo
gli
odierni
documenti,
qualcuno
potrebbe
pensare
che
i
viventi
nell'anno
2000
si
chiamassero
tra
loro
attraverso
una
catena
di
numeri
e
lettere
-
il
codice
fiscale
-
cosa
che
ovviamente
non
è.
I
documenti
studiati
ci
aiutano
però
a
capire
come,
col
passare
del
tempo,
sempre
più
spesso,
a
fronte
di
nomi
personali
ripetitivi,
tra
i
quali
in
Italia
dominavano
lohannes,
Petrus,
Martinus,
Bartolomeus,
Tomasus,
Lacobus,
Leo,
Gregorius,
ecc.
più
altri
di
origine
germanica
(soprattutto
longobarda),
fu
necessario
aggiungere
almeno
un
altro
elemento
distintivo.
Tale
elemento
fu
rappresentato
dal
nome
del
padre,
o
dalla
denominazione
della
località
di
provenienza,
dal
mestiere
esercitato,
o
da
un
soprannome
con
cui
volgarmente
era
conosciuta
quella
persona.
Gli
studiosi
concordano
sul
fatto
che
nella
Repubblica
di
Venezia,
già
prima
dell'anno
1000,
si
può
parlare
du
un
secondo
nome
trasmesso
ai
figli,
dunque
di
un
cognome.
Nella
Toscana
del
XII
e
XIII
secolo,
di
cui
possediamo
un
materiale
storico-onomastico
particolarmente
ricco
e
studiato
da
molti
specialisti,
il
secondo
nome
è
ben
presente,
almeno
nelle
città
(meno
nel
contado).
Tali
secondi
nomi
erano
spesso
trasmessi
alla
prole
e,
tra
l'altro,
si
sono
tramandati
in
moltissimi
cognome
moderni.
La
classifica
delle
uscite
I
cognomi
italiani
non
terminano
tutti
in
-i
o
in
-o.
Il
più
frequente
nome
di
famiglia
in
-a
è
De
Luca
(al
numero
14
nella
classifica
italiana);
il
più
comune
in
-e
risulta
leone
(al
numero
28);
in
-u
Cossu
(429)
Tra
i
cognomi
accentati
sull'ultima
vocale,
il
più
frequente
è
Viganò
(483);
con
-a
Laganà
(1.188)
con
-è
Patanè
(1.364),
con
-ì
Macrì
(639),
con
-ù
Orrù
(909).
Numerosi,
poi,
quelli
terminanti
con
una
consonante:
il
più
frequente
in
Italia
con
la
lettera
-b
è
Lob
(9.337),
con
-c
Blanc
(9.408),
con
-d
David
(2.694),
con
-h
Rech
(4.910),
con
-l
Bettiol
(6.294),
con
-m
Abram
(10.185),
con
-n
Trevisan
(213),
con
-p
Diop
(10.515),
con
-r
Sartor
(1.669),
con
-s
De
Santis
(43),
con
-t
Bortot
(6.021),
con
-z
Lopez
(1.221).
Anche
per
le
sillabe
terminali
(che
siano
parte
della
radice
oppure
suffissi
tipici),
ecco
i
più
comuni
cognomi
al
singolare
e
al
plurale;
con
-aldo:
Castaldo
e
Rinaldi;
con
-ano:
Romano
e
Mariani;
con
-ardo:
Lombardo
e
Lombardi;
con
-aro
Ferraro
e
Ferrari;
con
-ato
Amato
e
Donati;
con
-ello:
Aiello
e
Martinelli;
con
-etto:
Di
Benedetto
e
Moretti;
con
-illo:
Grillo
e
Grilli;
con
-ino:
Marino
e
Mancini;
con
-in:
Visentin;
con
-on:
Zanon;
con
-one
Leone
e
Meloni;
con
-otto:
Miotto
e
Mariotti;
con
-uccio:
Puccio
e
Bucci;
con
-utto:
Dutto
e
Cerutti;
con
-uzzo:
Nuzzo
e
Buzzi.
|
A
utilizzare
nomi
di
famiglia
furono
dapprima
i
nobili.
Al
cognome
era
infatti
legata
l'eredità
e
la
spartizione
dei
beni;
l'appartenenza
a
un
dato
gruppo
familiare
era
dunque
fondamentale,
un
blasone
distintivo
da
esibire
e,
nello
stesso
tempo,
un
elemento
estremamente
funzionale
nella
storia
familiare.
Furono
poi
le
classi
della
borghesia,
soprattutto
i
ricchi
commercianti,
ad
adottare
un
secondo
nome
stabile.
Solo
più
tardi
anche
nelle
classi
socialmente
meno
elevate
si
diffuse
l'uso
di
un
nome
di
famiglia.
Per
alcuni
secoli,
e
certamente
fino
al
XIX,
i
soprannomi
di
famiglia,
diversi
da
quelli
individuali,
in
quanto
anch'essi
trasmissibili,
si
sono
affiancati,
sovrapposti,
confusi
e
talvolta
sostituiti
ai
cognomi.
E
i
cognomi
hanno
presentato
a
lungo
oscillazioni
morfologiche
:
per
esempio
venivano
declinati
al
femminile
per
le
donne,
e
il
singolare
s'alternava
al
plurale.
Possiamo
in
conclusione
parlare
di
cognomi
stabili
e
fissati,
modificabili
esclusivamente
attraverso
una
domanda
ufficiale
da
presentare
alle
autorità
competenti,
soltanto
negli
ultimi
due
secoli.
Ma
le
date
cambiano
secondo
le
diverse
regioni
italiane
e
i
diversi
tipi
di
insediamenti:
nelle
grandi
città
la
fissazione
dei
cognomi
è
certamente
precedente
ai
piccoli
centri
di
campagna
o
di
montagna.
Insomma,
i
cognomi
così
come
li
conosciamo
oggi,
specie
nelle
regioni
meridionali
e
lontano
dai
grandi
centri,
si
sono
fissati
fra
il
XVIII
e
XIX
secolo,
e
in
alcune
località
soltanto
dopo
l'Unità
d'Italia,
con
la
creazione
delle
anagrafi
comunali,
mentre
nel
2000
ancora
resta
viva,
in
molti
piccoli
centri,
la
tradizione
dei
soprannomi
di
famiglia
utilizzati,
nella
parlata
quotidiana,
al
posto
dei
cognomi.
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